Leonardo, diverso da chi?

LEONARDO

DIVERSO DA CHI?

Di e con Simone Severgnini
Scene Filippo Antonio Prina
Montaggio audio Tommaso Severgnini
Disegno luci Gabriele Giussani
Consulenza scientifica Dott.ssa Silvia Busti Ceccarelli, psicologa

PRODUZIONE 2015

IN DISTRIBUZIONE

Leonardo è un adolescente; come tale è particolare, unico. O diverso, come piace dire ai suoi compagni. In un momento importantissimo per la definizione dell’identità Leonardo si trova a scontrarsi con tutte le difficoltà del mondo e delle sue relazioni: i compagni di scuola, gli insegnanti, i genitori. E pian piano scoprirà di avere molte cose in comune con quel famoso Leonardo Da Vinci, considerato forse il più grande genio che abbia mai solcato il nostro mondo.

Uno spettacolo che si concentra su diversità e bullismo nell’era dei social; che racconta la difficoltà di inserirsi, di sentirsi accettato in un momento difficile come l’adolescenza; e di quanto sia importante accettare e includere le diversità. Che racconta le stesse difficoltà che Leonardo da Vinci ha vissuto sulla sua pelle, prima di essere accettato come genio indiscusso.

Per raccontare in modo poetico e concreto il difficile percorso da compiere, per trovare la  forza di ammettere con se stessi la propria identità, e permettersi finalmente di fare l’incontro con la più importante delle compagne di vita: la felicità.

Durata90 minuti
TagTeatro Ragazzi, Nuove Drammaturgie, Monologo, Bullismo
EtàScuola secondaria di primo e secondo grado

COSA DICE LA CRITICA

Mario
Bianchi

Eolo, rivista teatro ragazzi, 8/06/2016

Ottima edizione, dobbiamo onestamente dire, la venticinquesima, del Festival “Una città per gioco”, organizzata a Vimercate dalla Cooperativa Tangram, con la presenza di spettacoli di buona fattura e di almeno 5 di ottimo livello. […]

Simone Severgnini del gruppo erbese Il Giardino delle Ore in “Leonardo, diverso da chi?” affronta in modo diretto il tema dell’omosessualità, ma non solo questo, ponendo al centro della scena un comune adolescente dei nostri giorni che si chiama Leonardo, lo stesso nome del grande genio del Rinascimento. Come lui omosessuale, come lui insofferente alle regole, come lui sempre alla ricerca di nuove possibilità in cui incanalare la sua prorompente vivacità, come lui è desideroso di volare e di non rimanere attaccato alle mere cose terrene che lo imbrigliano pesantemente. Leonardo ama la musica, ha una madre, Sonia, sempre presente, ma un po’ svagata che naviga in modi lontani ed esoterici e, come tutti i gay che si rispettano, un’amica del cuore, Marta, che condivide, i suoi sogni e le sue paure e che combatte al suo fianco. Poi nella nuova città dove Leonardo è costretto a “migrare” c’è Franciulli, il bullo della scuola, che non ne vuole sapere di un compagno di scuola sensibile e sognatore che indossa delle belle scarpe rosse scintillanti, perché i veri uomini indossano solo scarpe sportive, nere o marroni a volte blu. Franciulli è un ragazzo che crede di avere la verità in tasca, pieno come è, di sé, un leader che sa come farsi rispettare, che usa le parole come lame taglienti che feriscono chi non la pensa come lui e, come si sa, le parole feriscono come e forse più delle armi. Franciulli deride sempre Leonardo, non lo chiama Leonardo, bensì Monnalisa, il vero nome della Gioconda, il capolavoro del Da Vinci.

Ma Leonardo va avanti per la sua strada, seppur ferito, finché un giorno non viene invitato da Giorgio, un ragazzo per cui prova grande simpatia, forse amore, ad una festa, ma sarà lì che dovrà subire tra l’indifferenza di tutti un altro, estremo, terribile affronto. Leonardo con la sua spiccata sensibilità rimane distrutto e, cadendo nella disperazione, tenta il suicidio. Ma piano piano si accorge che non deve avere paura di sé stesso, che la diversità non deve essere intesa come disuguaglianza imposta dai canoni di comportamento comuni, la diversità non è mancanza, bensì, se ben gestita consapevolmente, opportunità: essere diversi in un mondo siffatto, come il nostro, dove tutti sembrano, vogliono, essere uguali agli altri, nei modi e nei costumi imperanti, risulta un pregio non uno sfregio. E così d’ora in poi il soprannome di Monnalisa, per lui sarà dunque un complimento nobilissimo, perché Monnalisa è un capolavoro assoluto, unico, diverso dagli altri, e quindi ammirato da tutti, tanto diverso che non si è ancora riusciti a svelarlo del tutto, misterioso e bellissimo.

Simone Severgnini, aiutato da un mobilissimo marchingegno scenico che gli consente come Leonardo di inventare ambienti e spazi nuovi, interpretando di volta in volta Leonardo e Franciulli, propone nello spettacolo un viaggio commosso e commovente verso l’accettazione di sé e nello stesso tempo un omaggio alla diversità, come bene prezioso da conservare e proteggere.

Leonardo è un ragazzo sveglio e intelligente. Vive delle sue aspirazioni e desidera ardentemente volare. Il giovane si è appena trasferito in un’altra città in quanto in quella precedente viene deriso continuamente a causa del suo stile e del suo modo di fare. Per il primo giorno nella sua nuova scuola, decide di comprare un paio di scarpe. Sono sgargianti e colorate, come le ama lui. È deciso a farsi accettare da tutti questa volta. Ahimè, nessun compagno apprezza le sue calzature. Al contrario, divengono oggetto di scherno. Eppure lui le compra con l’intenzione di far colpo sugli altri. A questo punto si ripete la stessa situazione che Leonardo cerca di evitare e diviene nuovamente vittima di bullismo. Franciulli -il bullo della scuola- lo prende in giro con la convinzione di essere nel giusto. Non c’è spazio in questa società per chi si esprime nella sua essenza. Se vuoi stare in mezzo alla gente, devi seguire la massa. Con i piedi ben piantati a terra e lo sguardo rivolto verso il basso. Franciulli è il tipico ragazzo pieno di sé che conosce il fascino delle parole. Le usa fino alla nausea per sostenere le sue limitate tesi costruite su basi fragili quanto la sua coscienza. Ha un coltello al posto della lingua e lo utilizza per affettare il cuore delle persone. Leonardo con la sua spiccata sensibilità rimane colpito da una tale superficialità. Cade nella disperazione e tenta il suicidio. Scampato alla morte, si rialza pronto a dimostrare che il mondo poggia su pregiudizi costruiti e concetti prestrabiliti. Leonardo sa che la realtà è diversa perché diverse sono le persone. Ciascuno giudica in base a quello che sente. Forse non può far sì che questo concetto venga compreso dal resto del pianeta, però vuole comunque renderlo chiaro a se stesso. Anche Leonardo Da Vinci è un genio fatto a modo suo. Sogna di sfrecciare nella volta celeste e le sue idee sono schernite da chiunque. Leonardo si domanda perché le persone non possano essere se stesse anziché impegnarsi a vestire una maschera di ottusa falsità per compiacere chi le circonda.

Profondamente significativo. Ecco come può esse descritto Leonardo, diverso da chi?.

Simone Severgnini interpreta egregiamente sia il protagonista (Leonardo) che l’antagonista (Franciulli) della vicenda. Il primo rappresenta la purezza dell’essere, il secondo la doppia faccia dell’ipocrisia. Il punto di vista preso in considerazione è quello della diversità intesa come disuguaglianza imposta dai canoni di comportamento comuni. Leonardo realizza che la nozione di normalità sia una sorta di imposizione. Esistono cose più comuni rispetto ad altre, ciò non significa che non siano normali -normali secondo quale modello di riferimento?-. La diversità non è mancanza bensì opportunità. Si apprende grazie all’esperienza fatta insieme a soggetti differenti da noi. L’unicità deve esser protetta, le particolarità valorizzate. Leonardo vuole prendere il volo e fatica a farlo poiché le persone gli ripetono che è impossibile. Lo fanno insistentemente e con l’intento tipico di chi sa che è possibile ma non c’è riuscito.

Perché tarpare le ali a coloro che credono di poter solcare il cielo con i loro sogni? Bisogna lasciarli librare nell’aria i tipi come Leonardo. Sono spiriti liberi che, quando abbandonano lo stigma dell’accettazione sociale, raggiungono vette elevatissime. Vedono la verità con gli occhi, la percepiscono nell’anima. Non impongono agli altri il proprio criterio di procedere nella vita. Il cuore di Leonardo ha due ali possenti. Lui brilla perché vola nel suo pezzo di cielo. Viaggia con i lunghi capelli al vento, tocca le stelle con le mani e si siede tra le braccia della Luna. Non è diverso, è se stesso.

Complimenti alla compagnia Il Giardino delle Ore che ha visto come protagonista Simone Severgnini con uno spettacolo che sente particolarmente suo. E’ ben evidente che sia andato oltre la semplice rappresentazione. Quando usi testa e cuore come se fossero un tutt’uno, i risultati sono sempre percepiti da coloro che stanno dall’altra parte. Uno spettacolo che risveglia gli animi e che invita a riflettere. Si ringraziano anche i fedeli collaboratori: Tommaso Severgnini, Filippo Antonio Prina, Matteo Castagna, Maria Cristina Stucchi, Antonio Romelli, Gabriele Giussani, Katia Colombo.

Alessia Gerletti

ComoLive.it, 28/11/2015

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